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I bioindicatori

La complessità degli ecosistemi rende complicato e costoso ottenere un quadro completo della qualità ambientale con i sistemi tradizionali (analisi chimico-fisiche).

Usando un opportuno indicatore biologico - come una cellula, una specie, una comunità - si possono monitorare in modo semplice, sintetico ed economico molti parametri ambientali.
Molti vegetali, per esempio, accumulano metalli pesanti, acido fluoridrico, anidride solforosa segnalandone la presenza ben prima di quanto sia possibile fare con analisi di tipo chimico e fisico.

Grazie alla capacità di colonizzare un'ampia varietà di ambienti anche con climi diversi, ancora oggi i licheni vengono utilizzati come bioindicatori per l'inquinameto atmosferico.

L'uso di indicatori per monitorare o valuatare le condizioni ambientali è una strategia consolidata in ecologia; è quindi molto importante individuare degli indicatori capaci di indagare la composizione, la struttura e la funzione della biodiversità. Viene definito indicatore di biodiversità ogni taxon per cui le variazioni spaziali del numero di specie siano strettamente correlate con le variazioni spaziali di specie di altri taxa.


 



 

Un esempio storico è l'osservazione compiuta da Nylander nel 1866 a Parigi: egli constatò che nei quartieri con un inquinamento atmosferico più alto, stavano scomparendo i licheni.

I licheni sono costituiti da un'associazione simbiotica fra un fungo e un' alga o un cianobatterio.

Il taxon è il termine utilizzato per una categoria sistematica di qualsiasi grado.